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MUSEO D'ARTE MENDRISIO

 

SVIZZERA

 

" Maestri di Arte Africana. Forme e stili"

Ottantaquattro sculture della Collezione Wally e Udo Horstmann

a cura di  Ezio Bassani


28 aprile - 22 luglio 2007

 

Auguri

 

                                                                                              Marcello Lattari

 

 

 

Invito della mostra

Presentazione

Scheda tecnica

Alcune Opere

 

 

PRESENTAZIONE

 

 

 

 

Maestri di arte africana. Forme e stili.

Ottantaquattro sculture dalla collezione Horstmann

 28 aprile - 22 luglio 2007

 A cura di Ezio Bassani

 Conferenza stampa: giovedì 26 aprile 2007 ore 11.00

 Vernice: sabato 28 aprile 2007 alle ore 18:00

 Orari : ma/ve  10-12 / 14-17     sa/do  10-17       Lunedì chiuso

 Catalogo: 180 pagine, 100 illustrazioni a colori, 25 in bianco e nero, testi e schede di Ezio Bassani.

Il titolo di questa mostra potrebbe essere Capolavori dell’arte africana classica, se il termine capolavoro non fosse inflazionato dall’uso ossessivo che se ne è fatto. Eppure molte delle opere della Collezione Horstmann, selezionate per questa rassegna possono essere considerate capolavori: opere che testimoniano in maniera esemplare la capacità creativa ormai universalmente riconosciuta agli scultori africani del passato. Basti pensare che alla loro straordinaria forza e sintesi espressiva si ispirarono quasi tutte le avanguardie europee del primo ‘900, maestri come Picasso, Matisse, Braque, Nolde, Kirchner, Léger, Giacometti, Moore e tanti altri. La scultura africana fu fattore assolutamente determinante nella svolta dell’arte occidentale d’inizio ‘900.

Le opere d’arte create dagli artisti africani del passato, e dette per questo tradizionali, sono le testimonianze di un mondo scomparso o in via di sparizione. Fino a una quarantina di anni fa le sculture, che sono le manifestazioni più rappresentative della creatività di quel mondo, erano considerate prevalentemente delle testimonianze etnografiche e, malgrado il loro impatto sull’arte europea, scarsa considerazione era riservata alle loro qualità formali.

Solo dagli anni ’70 è cominciata una nuova stagione: le opere d’arte africana sono state accolte con sempre maggior frequenza nei grandi musei d’arte, dal Metropolitan Museum di New York che ha inglobato la collezione di Nelson Rockfeller, al National Museum for African Art di Washington, fino al Louvre di Parigi. Sempre nella capitale francese è stato aperto lo scorso mese di giugno un nuovo grande museo, il Musée du Quai Branly, progettato dall’archittetto Jean Nouvel, che accoglie le opere del Musée de l’Homme e del Musée des Arts Africains et Océaniens.

Mostre come l’odierna al Museo d’arte Mendrisio, dedicate all’arte africana e alle sue qualità formali in quanto tali, si susseguono sempre più numerose e riscuotono sempre maggior successo; quella organizzata alla Galleria d’Arte Moderna di Torino nel 2004 ha avuto più di 160.000 visitatori.

La mostra che si intende realizzare negli spazi raccolti del chiostro di Mendrisio sarà una selezione fra le centinaia di sculture raccolte da Wally e Udo Horstmann, la cui collezione è considerata tra le più prestigiose a livello mondiale. Non è un caso che molte di esse siano state esposte in importanti mostre internazionali a Parigi, Londra, New York e Monaco.

Le opere scelte, create da artisti della maggior parte dei gruppi etnici africani – dai Dogon del Mali agli Zulu del Sud Africa – illustrano le diverse categorie in cui solitamente viene suddivisa la produzione artistica africana: le figure di antenato, le statue ad uso magico-religioso, le maschere, gli oggetti d’uso, e forniscono un’immagine non solo suggestiva ma anche a larghissimo raggio della creazione artistica africana del passato.

Le forme ardite e inusuali delle opere d’arte sono state inventate autonomamente dagli artisti africani nel rispetto delle norme elaborate nel corso dei secoli all’interno della cultura delle loro società. Le 84 sculture della Collezione Horstmann rappresentano un vertice qualitativo della scultura africana e ne danno una visione articolata attraverso la presenza di ben 49 gruppi etnici. Alcune di queste opere, quali la monumentale e rara Figura di antenato Bongo del Sudan meridionale e l’impressionante Statua magica Songye della Repubblica Democratica del Congo, saranno esposte per la prima volta.

Curata da Ezio Bassani, studioso pioniere dell’arte africana, la mostra propone all’attenzione dei visitatori anche i problemi che si sono imposti negli ultimi anni nello studio delle arti africane, cioè la datazione delle opere e la loro attribuzione all’autore. Nuovi metodi scientifici consentono ora di datare le opere, mentre la comparazione, resa possibile dai moderni mezzi di trasmissione delle immagini, comincia a permettere l’identificazione di alcune personalità di artisti africani del passato.

La Collezione Horstmann contiene un gruppo di straordinarie opere sicuramente antiche e datate tra cui la famosissima Figura-reliquiario Fang, riprodotta nel 1917 in Negerplastik di Carl Einstein, il primo libro dedicato alle arti africane in quanto tali; mentre il problema delle attribuzioni è illustrato in mostra attraverso due capolavori: lo squisito poggiatesta con cariatide, assegnato al congolese Maestro della capigliatura a cascata, gemello di quello ora esposto al Louvre di Parigi, e la grande Figura magica-religiosa del Congo (o dell’Angola) di cui varianti della stessa mano o atelier sono esposte al Museo Pigorini di Roma e nel Museum für Völkerkunde di Lipsia.

 

 

 

MEISTER AFRIKANISCHER KUNST. FORM UND STIL

84 Skulpturen aus der Sammlung Horstmann

28.April – 22.Juli 2007

 

Pressekonferenz: Donnerstag, 26.April 2007, 11.00 Uhr

Vernissage: Samstag, 28.April 2007, 17.00 Uhr

Öffnungszeiten: Dienstag bis Freitag 10-12 und 14-17

     Samstag/Sonntag      10-17

Montag geschlossen

 

Ausstellungskatalog: 150 Seiten, 80 Illustrationen und 25 Schwarz-Weiss-Fotos, Text und Übersichten von Ezio Bassani

In der Vergangenheit geschaffene Kunstwerke afrikanischer Künstler werden häufig als „traditionelle Kunstwerke“ bezeichnet, weil sie Zeugnisse einer vergangenen oder in Auflösung begriffenen Welt sind. Bis vor 40 Jahren hat man Skulpturen, die stets als repräsentativster Ausdruck der Kreativität galten , vor allem als ethnografische Zeugnisse angesehen. Ihre formalen Qualitäten erfuhren überhaupt keine oder nur sehr wenig Wertschätzung.

In den 1970er Jahren begann ein neues Zeitalter. Afrikanische Kunst fand immer häufiger Eingang in die grossen Kunstmuseen der Welt: Vom Metropolitan Museum in New York, das die Sammlung Nelson Rockfeller erwarb, über das National Museum für Afrikanische Kunst in Washington (in einem eigens dafür gebauten Gebäude) bis zum Pariser Louvre. In der französischen Hauptstadt wurde zudem im vergangenen Juni das neue, vom Architekten Jean Nouvel  gebaute Museum Musée du Quai Branly eröffnet. Es hat die Werke vom Musée de l’Homme und vom Musée des Arts Africains e Océaniens übernommen.

Immer häufiger sind Ausstellungen afrikanischer Kunst zu sehen. Und sie sind erfolgreich. Die vom Schreibenden 2004 in Turin organisierte Ausstellung konnte über 160'000 Besucher verzeichnen.

In internationalen Versteigerungen konnten einige afrikanische Skulpturen in jüngster Zeit Werte von mehr als 5 Millionen Euro erzielen (7,8 Millionen Franken).

Dies alles zeigt, in welcher Verfassung sich die afrikanische Kunst befindet. Und dass Kunst nicht mit Kunsthandwerk zu verwechseln ist.

In diesen Kontext fällt auch die Ausstellung in Mendrisio. Im magischen Ambiente des Kunstmuseums wird eine Auswahl der Werke aus der Sammlung Udo Horstmann zu sehen sein. Es handelt sich um eine der grössten Sammlungen schwarzer Künstler weltweit. Es ist keineswegs ein Zufall, dass viele Werke aus dieser Sammlung in wichtigen Ausstellungen gezeigt wurden; in Paris, London, New York und Monaco.

Die für Mendrisio ausgewählten Werke stammen von vielen afrikanischen Volksgruppen – von den Dongo in Mali bis zu den Zulu in Südafrika. Die stellen einen Spiegel der bekannten Kategorien in der künstlerischen Tradition Afrikas dar: Wichtige Vorfahren, Statuen für den religiös-magischen Gebrauch, Masken, Gebrauchsgegenstände. Es sind nicht nur subjektiv beeindruckende Werke, sondern auch Zeugen der künstlerischen Tradition Afrikas in den vergangenen Jahrhunderten.

Es gibt Zeugnisse aller wichtigen Ausdrucksformen der schwarzen Künstler: idealisierender Realismus, Kubismus, Realismus, Abstraktion, um mit der Sprache des „westlichen“ Besuchers zu sprechen. Es handelt sich aber um Begriffe, die von Afrikanern abgelehnt würden, da sie nicht ihrer eigenen Kultur entsprechen.

In den Figuren und Masken finden sich die Seelen der Vorfahren oder einer Gottheit, das heisst von immateriellen Entitäten. Sie werden geschaffen, um eine Kommunikation zwischen den Menschen und diesen Entitäten zu ermöglichen. 

Die kecken und ungewöhnlichen Formen der Kunstwerke wurden von den afrikanischen Künstlern vollkommen autonom erfunden – im Rahmen der über Hunderte von Jahren tradierten Kultur ihrer Gesellschaft. Diese Werke haben die europäischen Künstler in den ersten Jahrzehnten des 20.Jahrhunderts stark beeinflusst.

Für die Ausstellung im Kunstmuseum von Mendrisio sind rund 84 Werke ausgewählt worden. Es handelt sich um die qualitativ besten Skulpturen der Sammlung sowie die repräsentativsten. Dies betrifft sowohl die oben genannten Kategorien als auch die verschiedenen ethnischen Gruppen. So kann eine ausgezeichneter Querschnitt afrikanischer Kunst gezeigt werden.

Einige dieser Werke werden zum ersten Mal ausgestellt, etwa die monumentale und seltene Figur  des Vorfahren Bongo aus dem südlichen Sudan oder die eindrucksvolle Skulptur Songye aus der Demokratischen Republik Kongo.

Die Ausstellung will die Besucher auch für die Probleme sensibilisieren, die sich in den letzten Jahren in der Analyse und Beurteilung der afrikanischen Kunst ergeben haben, insbesondere die Datierung der Werke und die Zuordnung zu einzelnen Künstlern. Diese Elemente sind bekanntlich auch beim Studium westlicher Kunstwerke unabdingbar. Neue wissenschaftliche Methoden erlauben es, Werke zu datieren. Dank neuer Übermittlungstechniken von Bildern können zunehmend auch afrikanische Künstler der Vergangenheit identifiziert werden. Die Sammlung Horstmann beinhaltet ein Gruppe antiker und eindeutig datierbarer Werke: Die Figur des Vorfahren Tellem von Mali aus dem 12.Jahrhundert, die bereits erwähnte Figur Bongo und die beeindruckende Statue Mbembe aus dem 18.Jahrhundert, einen Kopf und eine Figur aus dem Reliquienschatz der Fang von Gabon, die aus dem gleichen Jahrhundert stammen – letztere ist sehr berühmt, da sie schon 1917 in Negerplastik von Carl Einstein abgebildet wurde. Es handelte sich um das erste Buch, das sich afrikanischer Kunst widmete.

Das Problem der Zuordnung von einzelnen Werken zu Künstlern wird in der Ausstellung an Hand eines einzigen, aussergewöhnlichen und hoch stehenden Werkes thematisiert. Es handelt sich um eine wunderschöne Karyatide mit Kopfstütze, die – mangels eines echten Namens - dem „Meister mit den Kaskadenhaaren“ zugeordnet wird, der in einem Atelier in Kongo tätig war. Aus diesem Atelier ist eine weitere Kopfstütze hervor gegangen, die im Louvre von Paris ausgestellt ist.

Der Titel der Ausstellung könnte problemlos Meisterwerke der klassischen afrikanischen Kunst lauten, wenn die Bezeichnung „Meisterwerk“ nicht so abgegriffen und missbraucht wäre. Gleichwohl können viele der ausgestellten Werke aus der Sammlung Udo Horstmann zu Recht als   Meisterwerke bezeichnet werden, weil sie in vorbildlicher Art und Weise die inzwischen allseits anerkannte Kreativität afrikanischer Künstler der Vergangenheit bezeugen.   

 

Simone Soldini                                                                               Ezio Bassani

Direktor                                                                                             Kurator

Kunstmuseum Mendrisio

 

 

Invito della mostra

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