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Il titolo di questa
mostra potrebbe essere Capolavori dell'arte africana classica, se
il termine capolavoro non fosse inflazionato dall'uso ossessivo che
se ne è fatto. Eppure molte delle opere della Collezione Horstmann,
selezionate per questa rassegna possono essere considerate capolavori:
opere che testimoniano in maniera esemplare la capacità creativa ormai
universalmente riconosciuta agli scultori africani del passato. Basti
pensare che alla loro straordinaria forza e sintesi espressiva si
ispirarono quasi tutte le avanguardie europee del primo '900, maestri come
Picasso, Matisse, Braque, Nolde, Kirchner, Léger, Giacometti, Moore e
tanti altri. La scultura africana fu fattore assolutamente determinante
nella svolta dell'arte occidentale d'inizio '900. |
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Le opere d'arte
create dagli artisti africani del passato, e dette per questo
tradizionali, sono le testimonianze di un mondo scomparso o in via di
sparizione. Fino a una quarantina di anni fa le sculture, che sono le
manifestazioni più rappresentative della creatività di quel mondo, erano
considerate prevalentemente delle testimonianze etnografiche e, malgrado
il loro impatto sull'arte europea, scarsa considerazione era riservata
alle loro qualità formali.
Solo dagli anni '70 è cominciata una nuova stagione: le opere d'arte
africana sono state accolte con sempre maggior frequenza nei grandi musei
d'arte, dal Metropolitan Museum di New York che ha inglobato la collezione
di Nelson Rockfeller, al National Museum for African Art di Washington,
fino al Louvre di Parigi. Sempre nella capitale francese è stato aperto lo
scorso mese di giugno un nuovo grande museo, il Musée du Quai Branly,
progettato dall'archittetto Jean Nouvel, che accoglie le opere del Musée
de l'Homme e del Musée des Arts Africains et Océaniens.
Mostre come l'odierna al Museo d'arte Mendrisio, dedicate all'arte
africana e alle sue qualità formali in quanto tali, si susseguono sempre
più numerose e riscuotono sempre maggior successo; quella organizzata alla
Galleria d'Arte Moderna di Torino nel 2004 ha avuto più di 160.000
visitatori.
La mostra che si intende realizzare negli spazi raccolti del chiostro di
Mendrisio sarà una selezione fra le centinaia di sculture raccolte da
Wally e Udo Horstmann, la cui collezione è considerata tra le più
prestigiose a livello mondiale. Non è un caso che molte di esse siano
state esposte in importanti mostre internazionali a Parigi, Londra, New
York e Monaco.
Le opere scelte, create da artisti della maggior parte dei gruppi etnici
africani ñ dai Dogon del Mali agli Zulu del Sud Africa ñ illustrano le
diverse categorie in cui solitamente viene suddivisa la produzione
artistica africana: le figure di antenato, le statue ad uso
magico-religioso, le maschere, gli oggetti d'uso, e forniscono un'immagine
non solo suggestiva ma anche a larghissimo raggio della creazione
artistica africana del passato.
Le forme ardite e inusuali delle opere d'arte sono state inventate
autonomamente dagli artisti africani nel rispetto delle norme elaborate
nel corso dei secoli all'interno della cultura delle loro società. Le 84
sculture della Collezione Horstmann rappresentano un vertice
qualitativo della scultura africana e ne danno una visione articolata
attraverso la presenza di ben 49 gruppi etnici. Alcune di queste opere,
quali la monumentale e rara Figura di antenato Bongo del Sudan
meridionale e l'impressionante Statua magica Songye della
Repubblica Democratica del Congo, saranno esposte per la prima volta.
Curata da Ezio Bassani, studioso pioniere dell'arte africana, la mostra
propone all'attenzione dei visitatori anche i problemi che si sono imposti
negli ultimi anni nello studio delle arti africane, cioè la datazione
delle opere e la loro attribuzione all'autore. Nuovi metodi scientifici
consentono ora di datare le opere, mentre la comparazione, resa possibile
dai moderni mezzi di trasmissione delle immagini, comincia a permettere
l'identificazione di alcune personalità di artisti africani del passato.
La Collezione Horstmann contiene un gruppo di straordinarie opere
sicuramente antiche e datate tra cui la famosissima Figura-reliquiario
Fang, riprodotta nel 1917 in Negerplastik di Carl Einstein, il
primo libro dedicato alle arti africane in quanto tali; mentre il problema
delle attribuzioni è illustrato in mostra attraverso due capolavori: lo
squisito poggiatesta con cariatide, assegnato al congolese Maestro
della capigliatura a cascata, gemello di quello ora esposto al Louvre
di Parigi, e la grande Figura magica-religiosa del Congo (o
dell'Angola) di cui varianti della stessa mano o atelier sono esposte al
Museo Pigorini di Roma e nel Museum für Völkerkunde di Lipsia. |