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WOYO: ndunga mask

 

 

 

 

                                                           

 

Maschera facciale  " Ndunga "  -  WOYO (KONGO): D. R. Congo (Regione del Lower Zaire) / Cabinda (Angola)

Legno, pigmenti, caolino, patina d'uso. Dimensioni: h cm 44 x L cm 26,5  (nelle fotografie in dimensione reale)

Il popolo Woyo vive a Nord dell'estuario del fiume Zaire (ex fiume Congo), lungo la costa atlantica, diviso tra la regione del Lower Zaire e quella di Cabinda (Angola). Poco numeroso, ma conosciuto dagli europei fin dal XV° secolo, è ricco di tradizioni delle quali molte hanno radici comuni con tutti i gruppi e sottogruppi dei Ba-Kongo. E' naturale che, vivendo sulla costa, questo popolo prenda il suo maggior sostentamento alimentare tramite la pesca, ma non disdegna sia la raccolta delle noci di cocco sia la produzione del vino di palma. Anche le donne inoltre pescano, principalmente negli stagni locali. Contribuiscono significativamente all'economia locale coltivando il mais, la manioca, le banane, i fagioli e l'ananas. L'alimento in esubero viene commercializzato spesso con i popoli vicini. Purtroppo la scrittura dei Woyo resta ancora da studiare, come tante altre cose del grande continente africano.

Presso i Woyo le maschere di legno sono usate dai membri di una società chiamata "Bakama" (sing. Nkama, Wife). La maschera oggetto della nostra analisi, chiamata "Ndunga" (mfuci ki fula), fa parte di una maschera-personaggio e rappresenta l'autorità del mondo degli spiriti "Bakisi Basi" (sing. Nkisi Si). La società Bakama è composta da tre gruppi: 1) "Mpuela" che forma una fratellanza di musicanti; 2) "Bakama Bwa Bwilu" (Bakama della notte) che ha l'incarico di ricordare e far osservare le proibizioni e le raccomandazioni del mondo spirituale e comminare, in caso di inosservanza o di violazioni, le relative sanzioni (di solito di notte); 3) "Bakama Ba Mwinya" (Bakama del giorno) o "Bandunga" (sing. ndunga) che ha l'incarico del controllo dell'ordine sociale. Sembra che la società Bakama e specialmente il gruppo Bandunga eserciti il ruolo di polizia segreta sia nell'area "Ngongo" sia in quella "Kakongo e Loango".

La Bandunga, sotto la direzione del Capo delle Maschere "Milunda", rappresenta l'autorità religiosa - cioè il sacerdote del "Nkisi Si" (Fumu Mpezo, maestro del caolino) ed il sacerdote in carica per il culto "Ntoma Si" (da Tomisa = "rendere utilizzabile" e Si = "Terra") - che emerge dal gruppo durante la celebrazione dei rituali religiosi, investiture e funerali dei notabili e capi politici, visite di importanti personalità, ricerche per risoluzioni di determinati problemi sociali ed in caso di proclami di speciali e straordinari verdetti o giudizi. L'entità delle proibizioni e dei comandamenti sono regolati dai capi e dalle attività del gruppo "Bandunga". Il termine "Ndunga" è stato designato da entrambi i personaggi che usavano la maschera facciale di legno e contemporaneamente il costume che era composto da foglie secche di banano. La maschera facciale, chiamata anche "N'tyukusu" (pl. Zityukusu), è scolpita da specialisti su commissione dei capi religiosi o capi del villaggio. La maschera generalmente rappresenta una faccia umana in espressione severa, collerica, terrificante o comica. Le diverse espressioni sono scolpite, nel caso di rappresentare le malformazioni della bocca o dei denti, oppure dipinte. Qualora sono dipinti piccoli cerchi "Mbuambua" (vaiolo) si vuol fare riferimento alla bruttezza della faccia devastata da questa malattia e le strisce o bande colorate che scendono sulle guance rappresentano le lacrime. Tali strisce, conosciute come "N'zembele Masuele" (lacrime di esecuzione) sono allegoricamente collegate al cinismo espresso nelle parole "Masuele Malila Ngongongo" (gocce di lacrime della cornacchia), in riferimento all'uccello che simboleggia un Essere sinistro incapace di aver compassione ( equivalente al nostro modo di dire: lacrime di coccodrillo).

Per comprendere il significato delle maschere Woyo è importante guardare non solo la maschera facciale di legno ma anche osservare il personaggio mascherato durante l'apparizione della maschera. E' solo in tali occasioni che i caratteristici elementi della maschera sono ben visibili. Alcuni elementi sono comuni a tutte le maschere, mentre altri sono specifici per un solo personaggio. Dato il grande lavoro impiegato nella fabbricazione di ogni tipo di maschera, quelle in legno vengono usate, ciclicamente, per alcuni anni. Infatti alcune volte le maschere vengono "adattate" per particolari circostanze al momento della necessità, pur essendo state scolpite per un altro rituale. L'esempio di questo personaggio mascherato conosciuto come "Mfuci" è la dimostrazione di come si svolge la danza. La "Mfuci Ki Fula" è un tipo di maschera trovata nei villaggi di Mamputu e Konde. "Mfuci Ki Fula" significa: "lentezza alla fine del villaggio". Il segno di distinzione è un uomo nell'atto di intrecciare i resti della maschera-costume con dei nodi. Da qui il proverbio: "Mfuci Ki Fula, Maleembe Kayenone" (chi va piano arriva sempre in fondo ed alla fine del villaggio). Questo proverbio viene citato per condannare la sprovvedutezza, per cui è necessario rammendare un indumento e si deve avere previdenza prima di apparire in pubblico ed usare il costume. Tale proverbio è anche citato con forza al fine di denunciare un pretesto avanzato da qualcuno che voglia sollevarsi da una difficile situazione. Naturalmente la sensibilità europea ed occidentale deve saper "vedere" oltre il visibile ottico, saper "ascoltare" al di là del rumore fisico ed acustico e saper "toccare" l'intangibile affinché possa "arricchirsi", immergendosi nella saggezza dei popoli africani, di un modo diverso ma altrettanto profondamente idoneo per assimilare la Verità.

Marcello Lattari

 

Bibliografia:

1)  MASTERPIECES FROM CENTRAL AFRICA - M.H.B. pag. 145 - Royal Museum for Central Africa, Tervuren and the authors  -  Prestel-Verlag  -  Munich / New York, 1996

2)  http://www.zyama.com/woyo/index.htm

 

 


 

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