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SALAMPASU: kasangu mask

 

 

 

 

 

                                       

 

 

 

Maschera  "Kasangu" - Salampasu : Regione del Kasai, tra il fiume Kasai ed il fiume Lulua - Rep. Dem.del Congo / Angola

 

Legno, pigmenti, fibre vegetali, piume di uccello, patina d'uso

Dimensioni: cm 60 x 20 x 23 (nella foto in dimensione reale)

 

Le società, il cui potere è fondato principalmente sulla guerra, posseggono i relativi attributi per svolgere l'attività ed il mestiere del combattimento: le armi. Gli uomini si ritrovano molto spesso in seno a potentissime confraternite perfettamente strutturate come quelle che operano presso il popolo dei Salampasu, costituito da circa 60.000 individui che, nonostante la presenza incisiva di numerosi missionari, sono stati studiati pochissimo. Dalle scarse notizie a noi pervenute sappiamo che i Salampasu hanno esercitato, per lungo tempo, una intensa attività di guerra, giustificata, secondo Elisabeth Cameron, dalla resistenza che essi dovevano opporre, durante il XVIII° secolo, ai loro vicini e soprattutto ai Lunda, ai quali furono costretti a chiedere aiuto, un secolo più tardi, al fine di contrastare e resistere ai Chokwe. Dovendo versare un tributo ai loro alleati, i Salampasu costituirono dei gruppi armati che esercitavano il loro mestiere in modo regolare, come quello della caccia o dell'agricoltura. La formazione del guerriero Salampasu si svolge in seno ad una società dove l'insegnamento è legato alla funzione degli individui e non alla loro personalità. Ciascun neofita dipende da un "Kalamba", un capo, per il quale assolve un certo numero di compiti ed ottenendo come risultato che il suo lavoro contribuisca ad arricchire la confraternita. In seguito all'addestramento, quando diventa capace e sicuro per partecipare alle razzie ed alle incursioni belliche, comincia ad avere profitto per il bottino catturato, per i beni materiali e per i prigionieri, di cui verrà in seguito venduta l'eccedenza ed il superfluo nei mercati vicini. Da quel momento l'integrazione dell'iniziato è effettiva: egli può pretendere, nell'ambito dell' "Idangani" o dell' "Ibuku" di portare la maschera corrispondente al suo grado.

Presso il popolo Salampasu è la società di "Mungongo" che simbolizza i tre livelli della società: cacciatori, guerrieri ed il capo. Da questi tre livelli derivano le tre principali maschere. Nella prima società, quella dei cacciatori, la faccia della maschera è costituita da un assemblaggio di fibre finemente intrecciate che, in alto, terminano con un cimiero a forma di cono a volte decorato con triangoli policromi; nel secondo tipo di maschera è impiegato soltanto il legno. La maschera "Kasangu", qui sopra riprodotta, la cui fabbricazione viene pagata dall'iniziato, è quella propria del guerriero e questi non può indossarla se non dopo aver ucciso almeno un nemico; si porta con un coltello tenuto in mano o fissato alla cintura, forse come simbolo. La terza maschera "Mukinka", tagliata interamente in legno, viene rivestita totalmente o in parte da lamine di rame ed arricchita con gomitoli di fibre vegetali intrecciate con strisce sottili e flessibili di epifita che prendono in nome di "magudu o malala": l'uso di questa maschera si nota più particolarmente durante i funerali dei personaggi importanti. Certe maschere provocano ed incutono una paura incredibilmente sproporzionata tale che le donne e i bambini, non appena sentono pronunziare il nome della maschera, scappano istericamente terrorizzati al di fuori del villaggio per timore di cadere a terra e morire di colpo. Il costume composto da pelli di bestie, da piume d'uccello e da fibre vegetali, è altrettanto importante al pari della stessa maschera. Esso è stato "sacralizzato" ed ormai lo "spirito" dimora in lui. L'insieme maschera-costume viene chiamato col nome generico di "Akish" ma, dopo non molto tempo che viene indossato, diventa "mukish".

Nell'analisi formale della geometria e dei volumi della scultura si nota che la maschera "Kasangu" è costituita da una fronte fortemente bombata molto sporgente al di sopra degli occhi che sono realizzati con delle larghe fessure orizzontali. La bocca si apre molto larga su dei denti aguzzi ed affilati, il cui colore bianco, dovuto al caolino, contrasta con quello scuro della superficie della maschera. I volumi vengono esaltati dalle estremità geometriche: da un lato il mento che si affina addirittura in punta, mentre, dal lato opposto, si staglia la sommità della testa, valorizzata da una striscia bianca, e che si allarga visivamente anche con l'aiuto di un nutrito fascio di penne di uccello. Essendo la "Kasangu" una maschera da guerra, la scultura, con la sua composizione rappresentativa, ha raggiunto il suo scopo: quello di terrorizzare il nemico che si ha di fronte e di aver ragione di lui nel combattimento con l'aiuto appunto della maschera.

Marcello Lattari

Bibliografia:

 

1) ARTS D'AFRIQUE - pag. 84 - Edition Gallimard, Musée Dapper, 2000 - Paris -

2) HENDERSON, 1940 -

3) L'ART AFRICAIN, Les principales ethnies de l'art africain par Francoise Stoulling-Marin, pag. 581, Citadelles & Mazenod, 1988, Paris -

 

 


 

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