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BAOULE' / WAN: kplé-kplé mask

 

 

 

                             

 

Maschera  " Kplé Kplé ", per la danza " Goli " - BAOULE' / WAN: Regione centrale della Costa D'Avorio

Legno, pigmenti policromi, caolino, patina d'uso e segni di usura. Dimensioni: h cm 110 x L cm 70 x P cm 14

(La foto di profilo riproduce la maschera alla grandezza di 1/2 della dimensione reale)

 

La maschera " Kplé Kplé " è, in origine, parte essenziale del patrimonio storico, culturale e religioso del popolo Wan che è di origine Mande, parla una lingua mandingo, molto diversa da quella Kwa dei Baoulé, di origine Akan, ed è stanziale a Nord-Ovest del territorio di questi ultimi, nella regione centrale della Costa D'Avorio. Ciò premesso e facendo una rigida sintesi, cercheremo di mettere in risalto soprattutto le differenze che ci sono note tra i due popoli nell'uso di questa maschera, conosciuta quasi universalmente come espressione dell'arte del popolo Baoulé.

 

BAOULE': il " Goli " è uno spettacolo di una giornata che coinvolge, normalmente, tutto il villaggio e che fa apparire quattro coppie di maschere, accompagnate da una musica suonata da strumenti particolari e, se le condizioni sono perfettamente favorevoli, da una grande quantità di vino di palma che viene consumata con grande allegria. L'uso di questa danza è relativamente recente per i Baoulé che l'hanno appresa, meno di cento anni addietro, dai loro vicini, i Wan. Verso la metà degli anni '50 dello scorso secolo, Donald Thurow stimava che i villaggi baoulé della regione Agba danzavano il Goli circa due volte al mese (1957, 18). Negli anni '70, il Goli era la danza più popolare e più apprezzata tra tutte le danze delle maschere baoulé, ed alla fine degli anni '80, era diventata la danza tipica che rappresentava i Baoulé alla televisione della Costa D'Avorio o davanti ai turisti, ed era quella che si adattava meglio ad uno stile di ballo nazionale multi-etnico. Oggi il Goli sembra che abbia preso, a poco a poco, il posto di tutte le altre danze mascherate dei Baoulé, sia di quelle sacre che di divertimento. Le ragioni di questo risultato sono molteplici e profonde, dato che la Goli si può danzare sia per divertimento e sia in occasione dei funerali di uomini importanti, ma tra tante ci piace mettere in evidenza che si tratta di uno spettacolo stupefacente e relativamente senza alcun pericolo e, soprattutto, comporta poche interdizioni e proibizioni. Spettacolo popolare, può indipendentemente essere eseguito per la televisione, per i dignitari del governo o per i turisti stranieri. Il suo potere di attrazione su questi ultimi è immediato, perchè la maschera Kplé-Kplé, con il viso a forma di disco, risulta essere lo stereotipo europeo dell'arte africana sotto il suo aspetto più piacente. Ed infine, poiché la Goli è soprattutto una danza di divertimento, ha incontrato meno resistenza da parte dei convertiti al cristianesimo di quella, al contrario, opposta tenacemente alle esibizioni della danza rituale e sacra degli uomini, interdetta alle donne: la " bo nun amuin ". Nella versione baoulè della danza Goli, che differisce da quella dei Wan, quattro coppie di maschere fanno il loro ingresso nella danza, a due a due, con un ordine preciso: all'inizio una coppia di maschere facciali a forma di disco (abitualmente chiamate Kple Kple), poi una coppia di maschere a casco zoomorfe (Goli Glen), in seguito una coppia di maschere facciali con corna (Kpan Pre), ed infine una coppia di maschere a testa d'uomo con capigliatura intrecciata sul colmo (Kpan).

 

WAN: nella versione Wan originale, il " Goli " era una danza molto sacra e potente, ma in una maniera che non poteva affatto essere applicata al caso dei Baoulé. Presso i Wan, le maschere Goli appartengono a dei clans, e sono radicalmente e profondamente associate alle tradizioni, consuetudini e rivalità del clan. Questi sono costituiti in due "famiglie" non imparentate tra loro, hanno ciascuno un capostipite anziano, un giovane uomo ed una donna anziana. In una di queste famiglie le tre maschere sono rispettivamente: una maschera a casco zoomorfa, una maschera umana con corna ed una maschera dal viso femminile; in altre parole, somigliano alle maschere baoulé: Glen, Kpan Pre e Kpan. La seconda famiglia è composta da tre maschere facciali a forma di disco - la prima, per l'anziano capostipite, molto grande (circa 60 cm di diametro) e dipinta in nero, il giovane uomo in nero, e la femmina chiamata Aténi, dipinta in rosso -  di cui queste due ultime sono più piccole, pressappoco come quelle dei Baoulé. La forma e lo stile delle maschere wan non sono in alcun modo differenti da quelli delle maschere baoulé, tranne, come dice Susan M.Vogel, per ciò che concerne la grande dimensione della maschera anziana wan in forma di disco e forse una più grande uniformità nei dettagli della Goli Glen.

 

Kplé-Kplé: è una delle più conosciute maschere di tutta l'Africa Nera ed in conclusione per questa sommaria descrizione, come abbiamo già detto in occasione della maschera ritratto Mblo, dobbiamo soltanto aggiungere che probabilmente nella storia del popolo Baoulé non esistevano affatto le maschere, come non esistono in tutti i popoli di "genetica" Akan. L'emigrazione nella Costa D'Avorio dal Ghana ha consentito a questo straordinario popolo di orafi di assorbire i rituali dei popoli indigeni e, dunque, di far proprie anche le maschere; ed infatti il caso della maschera Kplé Kplé, come quella della nostra collezione sopra riprodotta, attribuibile quasi con certezza, data la sua dimensione, al popolo Wan, resta emblematico. Tale maschera, per il suo "astrattismo", cozza notevolmente con il "naturalismo" dei Baoulé presso i quali la Kplé Kplé è come se fosse fuori posto, non rispecchiando affatto i canoni e le tradizioni dei suoi scultori ed avvicinandosi effettivamente alla cultura Mande del Sudan Occidentale. La maschera piatta circolare rappresenterebbe il Sole, con i triangoli bianchi e neri attorno ed inscritti nella sua circonferenza che sarebbero il simbolo dei suoi raggi, ma anche simbolo dei motivi geometrici voltaici dei "contrari" e del segno neolitico del "cammino dell'acqua"; contemporaneamente sarebbe il ritratto "astratto" del bufalo, animale sinonimo di abbondanza e fertilità. Difficilmente gli artisti baoulé, se non effettivamente influenzati da culture diverse ed a loro completamente estranee e rese ancora più difficoltose ad apprendere, accertato l'uso di un diverso linguaggio, come appunto lo erano i Wan oppure i Nafana, avrebbero potuto ideare una scultura rappresentativa di un volto senza disegnarvi un tratto importantissimo come il naso: particolare composizione artistica appunto come quella, per esempio, che era indiscutibilmente anche una caratteristica formale "essenziale" normalmente in uso tra i Nafana.

Marcello Lattari

 

Bibliografia:

1) L'ART BAOULE', Susan M.Vogel, pagg. 169/182, Adam Biro 1999, Paris

2) L'ART AFRICAIN, Les principales ethnies de l'art africain par Francoise Stoulling-Marin, pag. 526, Citadelles & Mazenod, 1988, Paris -

3) AFRICAN MASKS, pag. 260, n° 130- Plate 40 - Prestel-Munich-London-New York-2002

4) AFRICA UND OZEANIEN - Margaret Trowel - pag. 43 - Rizzoli Editore, 1968 - Milano -

5) AFRICAN ART in american collections - Warren M. Robbins & Nancy Ingram Nooter - pag. 183 - Schiffer Book - PA - 2004 - USA

6) THE TRIBAL ARTS OF AFRICA - Jean-Baptiste Bacquart - pagg. 48-49 - Thames & Hudson - 1998, London

7) BAOULE' Arte, Georges Balandier, ordinario alla Sorbona; direttore dell'Ecole pratique des Hautes Etudes, Paris.

8) DICTIONNAIRE UNIVERSEL DE L'ART ET DES ARTISTES - Fernand Hazan - 1967-1968, Paris

9) MASQUES, pag. 221 / 229, Musée Dapper, Ed.Dapper, 1995, Paris -

 

danza " Goli "

 

 


 

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