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MANKON BAMILEKE': atua afungo mask

 

 

 

 

                                                           

 

 

Maschera 'antropo-zoomorfa': "Atua Afungo" - Bamileke/Mankon: Regione del Nord-Ovest del Grassland del Camerun

Legno duro, tinto rosso-bruno-nero, terra cosmetica rossa, materiale sacrificale crostoso, patina d'uso.

Dimensioni: cm h 40 x L 30 x P 25 (nelle fotografie in dimensioni reali)

Tra la frontiera nigeriana ed il fiume Sanaga è situato un tradizionale centro di gravità artistico: il Grassland del Camerun, un altopiano ondulato ed erboso a 1000 metri di altitudine, al di là del quale si ergono montagne dai fianchi ricoperte di foreste. Numerose tribù dalle diverse origini etniche sono venute a prendere possesso di questo territorio nel XVII° e XVIII° secolo provenienti da nord-est, sotto la pressione delle popolazioni della regione del Lago Ciad. La sacra sovranità vi è divenuta la forma di regime sociale più comune, dello stesso tipo di quelle dell'Africa Occidentale, senza dare vita ai grandi e potenti stati centralizzati diretti da un monarca autocrate, ma piuttosto a due dozzine di piccole formazioni statali la cui potenza militare spesso non superava gli effettivi della guardia del palazzo. Si tratta dunque di sorte di regni-villaggio o di circoscrizioni territoriali assai limitate. Molte società segrete controllavano e limitavano il potere del Re, la cui funzione era soprattutto di tipo religioso e rituale. E' l'unica funzione che è riuscito a conservare per preservare la continuità e l'identità culturale all'epoca coloniale e sotto il regime attuale della Repubblica del Camerun. Come si poteva prevedere, tenuto conto delle circostanze, la ricca produzione artistica risulta avere il carattere dell'arte di corte.

La produzione artistica era opera di artigiani professionisti che lavoravano su commissione oppure portavano al Re i risultati dei loro sforzi per ringraziarlo, per mezzo di questi doni, di essere stati dispensati dal pagare un diritto di cittadinanza. La determinazione dell'origine etnica o geografica dell'Arte del Grassland è spesso molto difficile, talvolta impossibile. Una descrizione esatta del luogo della scoperta è spesso di scarso aiuto, poiché i Re di questi minuscoli regni effettuavano scambi di opere d'arte sotto forma di presenti, invitavano apprezzati scultori stranieri a lavorare presso la loro corte, spesso lontana dalla regione di origine degli artisti, o ancora traevano profitto dai lavori di scultori stranieri divenuti schiavi. Tutti questi costumi sono all'origine della comparsa di uno stile artistico abbastanza omogeneo ed unico. Nelle condizioni di frazionamento politico che caratterizza questa regione, non è sempre facile determinare quale gruppo etnico sia più conveniente considerare come una tribù completamente a sé stante e in quale caso un nome di etnia nasconde solo una piccola unità politica.

In seguito a questa breve introduzione sull'arte del Grassland del Camerun sarebbe stato veramente difficile collocare in un mirato e centrato sito artistico la nostra maschera, accertato l'eclettismo sia dei piccoli regni-villaggio sia degli artisti che venivano spostati da una corte all'altra, se nel "Mankon Museum" al n° 103 del catalogo non fosse stata inserita una maschera "Atua Afungo" scolpita dallo scultore Felix Bainkong per la reale collezione del Re Angwafo III° (Inv. no. MK.02.1.35, Mankon Museum). Dunque col metodo comparativo abbiamo potuto dare una "patria" quasi certa alla nostra maschera o quanto meno un'area artistica più ristretta come appunto quella di Nta'turu, Mankon, Altopiano di Bamenda, Nord-Ovest del Grassland, Camerun.

E' catalogata nel suddetto Museo come maschera "antropomorfa" ma ci permettiamo di dissentire in parte ed aggiungiamo anche l'aggettivo "zoomorfa". Pertanto per noi resta la catalogazione di maschera "antropo-zoomorfa", dato l'assemblaggio di diversi volumi eterogenei significanti divergenti "figurativismi" che si sublimano magistralmente fino a fondersi, senza perderne, comunque, l'identificazione interpretativa ed il probabile relativo significato. Ogni etnia, nella propria tradizione, possiede animali totemici più o meno sacri per determinati rituali o per speciali occasioni che si riversano immancabilmente, per opera degli artisti, nell'arte sia figurativa che informale e pertanto restano continuatori silenti della cultura indigena. Nella cultura Bamileke in genere molti sono gli animali che vengono accostati all'uomo ed ai suoi manufatti artistici come, per esempio, pantere, serpenti, iene, camaleonti, elefanti, ragni, etc...etc...In particolare questo ultimo, il ragno, ha un ruolo di primaria importanza nell'arte reale, nei tempi passati addirittura usato come simbolo del Re ed oggigiorno in particolari rituali dell'arte divinatoria. La stilizzazione di questo animale è presente dappertutto, perfino nella decorazione perimetrale degli sgabelli rituali dei capi.

La nostra maschera appunto presenta un insieme di segni e di volumi che con un'armonia di continuità si integrano tra di essi. Pur possedendo un naso umano, possiamo accostare la visione globale come una fusione tra un ragno, un camaleonte, un bucero e, forse, uno scorpione e qualche altro animale di difficile individuazione. Il tutto sovrastato da tre iene o sciacalli, altri animali sacri e ricorrenti nelle sculture di questa tradizionale arte.

La statuaria in legno del Grassland ignora la minuziosità e la precisione nella scultura, l'attenta cura della levigatezza e il lato piacevole, quasi effeminato, che caratterizzano le sculture in legno baoulé della Costa d'Avorio. L'arte del Grassland è perfettamente virile. Il suo lato maschile si nota in tutte le sculture, maschere comprese, nel modo di mostrare forme sanguigne dall'aspetto brutale, nella tecnica utilizzata. Il largo scalpello trasversale dello scultore, ignorando qualsiasi finitura, lascia visibili sulla superficie delle tracce evidenti che ricordano i colpi di un pennello energico nella moderna pittura ad olio.

Marcello Lattari

 

Bibliografia:

1) ARTE AFRICANA - Erich Herold, pag. 149 / 161 - Aventinum - 1991 - Praga

2) MANKON - Jean-Paul Notué - Bianca Triaca, pag. 217 - 5 Continents Editions - 2005 - Milano

3) L'ART AFRICAIN, Les principales ethnies de l'art africain par Francoise Stoulling-Marin, pag. 554 - 555, Citadelles & Mazenod, 1988,  Paris.

 

 


 

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