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KUBA: bwoom mask

 

 

 

 

                                                           

 

Maschera casco  "Bwoom"  -  KUBA (BaKuba): Regione dei fiumi Sankuru e West Kasai, D. R. Congo

Legno, colori e fibre vegetali, cauri, perline, rame, pelo animale, patina d'uso. Dimensioni: cm 31 x 23 x 30 (nelle foto in dimensione reale)

 

L'etnia dei Kuba, al giorno d'oggi composta da circa 250.000 individui, è costituita da un insieme di tribù: Bushoong, Ngeende, Kete, Lele, Binji, Dengese, Mbuun, Wongo. Il nome Kuba, "popolo del lampo e della luce", è stato loro dato dai vicini Luba. Il re, Nyim, è scelto nella sotto-tribù dei Bushoong, "lanciatori di coltelli". I miti e le leggende nella tradizione dei Kuba raccontano la creazione e l'organizzazione del mondo ed i fatti leggendari eroici. Fatto eccezionale nell'Africa Nera, esisteva una figura particolare nella residenza reale, ossia un dignitario incaricato della conservazione delle tradizioni e del relativo compito della trasmissione. Molte ipotesi si sono sostenute a proposito della loro istallazione in questa regione del Sankuru e del Kasai: sembrerebbe che i Kuba siano venuti dall'Est ed abbiano avuto dei contrasti con gli europei non lontano dal mare, con la conseguente fuga e la definitiva sistemazione nella zona attuale. Così si spiegherebbero i loro collegamenti con le tribù della costa. Nel corso del XIX° secolo dovettero contrastare e difendersi dalle innumerevoli invasioni dei Luba e la loro storia è piena di rivolte e sommosse: i Bushoong, avendo sottomesso l'insieme delle altre tribù dei Kuba, esigevano da questi il pagamento di un tributo. Il Re viveva nella capitale, dentro il "Mushenge", palazzo circondato da una palizzata, assistito dal suo consigliere, "komono", e dai funzionari.

Presso i Kuba le maschere reali sono le più importanti e sacre, immagini degli spiriti della natura "mingesh"(sing. ngesh) che agiscono come intermediari tra l’Essere Supremo "Nyeem" ed i mortali. I Re ed i sacerdoti dopo la morte diventano mingesh. La bwoom occupa il secondo posto nella gerarchia, dopo la moshambwooy ed esistono diverse versioni sulla sua origine. Questa maschera viene conservata con cura, come simbolo di continuità delle famiglie, al contrario della moshambwooy che, alla morte del Re, viene sepolta con lui. Nella danza esprime esuberanza e gioia. Alcuni rari esemplari sono costruiti con lo stesso procedimento delle maschere compagne moshambwooy o mukenga, con giunco e tessuto, mentre tradizionalmente, come nel caso della maschera della nostra collezione, essa viene scolpita nel legno, mantenendo in ogni caso la caratteristica dell’ornamento con sottili lamine di rame, perline, conchiglie e pelo animale.

Dunque le tre maschere reali sono: la "mwaash a mbooy", la "ngady a mwaash" e la "bwoom".

La prima, "mwaash a mbooy", rappresenta il Re "Woot", patriarca dei Bushoong, che ha sposato sua sorella "Shene Malula". La maschera che rappresenta questa ultima è la seconda, "ngady a mwaash", ma nella letteratura è designata più spesso col nome di questa mitica madre incestuosa. La nostra "Bwoom", un'imponente maschera casco in legno dalla sommità piatta, la fronte bombata e la bocca ricoperta di foglia di rame, accompagna spesso la maschera precedente. Piccole perle di vetro vanno a completare questa decorazione in rame. Una lunga lingua di pelliccia oppure di tessuto ornata di cauri pende sotto il mento della maschera, la cui fronte bombata e prominente ed il largo naso riproducono, secondo alcuni autori, la fisionomia della popolazione pigmea.

Dopo questo breve accenno sulla generalità delle maschere reali dei Kuba, non possiamo non restare colpiti dalla meticolosità dell'esecuzione e la ricchezza degli ornamenti, tipici di ogni arte regale. Non dobbiamo dimenticare che i cauri avevano il valore della moneta corrente e dunque il loro uso era sinonimo e significato effettivo e non di ostentazione della ricchezza. L'inserimento abbondante e nello stesso tempo oculato del rame, considerato ad un livello più alto dell'oro per il suo significato esoterico, e l'uso delle preziose perline concludevano mirabilmente ed in modo sfarzoso la rifinitura.

Marcello Lattari

 

 

questa vecchia fotografia del 1909 mostra le tre maschere reali Kuba indossate in situ

da sinistra a destra: ngady a mwaash,  bwoom,  mwaash a mbooy

 

Bibliografia:

 1) L'ART AFRICAIN, Les principales ethnies de l'art africain par Francoise Stoulling-Marin, pag. 579, Citadelles & Mazenod, 1988, Paris -

 2) MASTERPIECES FROM CENTRAL AFRICA - H.B. pag. 171 - Royal Museum for Central Africa, Tervuren and the authors  -  Prestel-Verlag  - 

     Munich / New York, 1996

 3) AFRICAN MASKS, pag. 273, n° 210- Plate 83 - Prestel-Munich-London-New York-2002

 4) FAGG. 1980, pag. 141

 5) VANSINA, 1988, pag. 259, n° 162; NEWTON, 1995, pag. 174

 6) THE TRIBAL ARTS OF AFRICA - Jean-Baptiste Bacquart - pagg. 172-173 - Thames & Hudson - 1998, London

 7) AFRICAN ART in american collections - Warren M. Robbins & Nancy Ingram Nooter - pagg. 422-423 - Schiffer Book - PA - 2004 - USA

 8) ARTS D'AFRIQUE - pagg. 294-295-297 - Edition Gallimard, Musée Dapper, 2000 - Paris -

 9) ARTE AFRICANA - Erich Herold, pag. 199 / 205 - Aventinum - 1991 - Praga

10) ART ROYAL KUBA - J. Cornet - Milan, Sipiel, 1982 -

11) LES TRIBUS BA-KUBA ET LES PEUPLADES APPARENREES - J. Vansina - Tervuren - 1954 -

12) LE ROYAUME KUBA - J. Vansina - Tervuren - 1964 -

13) THE CHILDREN OF WOOT: KUBA PEOPLE - U.P. Wisconsin - 1978 -

14) MASQUES, pag. 115, Musée Dapper, Ed.Dapper, 1995, Paris -

15) MASCHERE D'AFRICA, collezione etnografica - Ornella Pasini & Luigi Banfi - Arcisate (Varese)

 

 


 

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