Arte Africana                                                                     www.africarte.it

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curiosità

 

 

 

 

 

   Dogon:

 

nel mito della creazione del mondo presso il popolo Dogon, il primo uomo

e la prima donna si chiamavano, rispettivamente, "Adama ed Hawa"

(Marcel Griaule, Masques Dogons, pag. 46, nota 2. Institut D'Ethnologie, Musée de L'Homme, PARIS)

 

YORUBA - Cod.005 -  cm  h 22-23Igbo-Ashanti-Yoruba:  "La nascita dei gemelli", considerata generalmente felice, è invece assai temuta dagli Igbo ed anticamente i gemelli venivano eliminati, costume diffuso anche tra gli Ashanti, in occasione di un parto gemino nella famiglia reale ( Renato Biasutti, Razze e popoli della Terra, Vol 3, pag. 330, Utet 1967). Al contrario, tra il popolo Yoruba, il culto dei gemelli è celebrato al massimo livello e la curiosità consiste nell'apprendere che " le statistiche mondiali mostrano che in questo popolo dell'Africa Occidentale viene rilevata la più alta percentuale di nascite di gemelli al mondo"

(Erich Herold, Arte Africana, pag. 114, Aventinum 1991, Praga).

 

ZANDE - Cod.002 - h cm 21Zande:  Il popolo Zande veniva chiamato anche col nome di  "Niam-Niam". Tale nomignolo onomatopeico derivava dal rumore della masticazione, avendo gli Zande acquistato una triste celebrità come consumatori di carne umana.            (R.Biasutti, Razze e popoli della Terra, vol. 3, pag. 377, Utet 1967). L'esploratore italiano Carlo Piaggia il 1.11.1863 intraprendeva il viaggio verso il paese dei Niam-Niam, di cui si diceva che erano per metà uomini e per metà cani; che possedevano una coda a ventaglio; che uccidevano e mangiavano un vecchio in punto di morte o uno schiavo fuggiasco e che il solo condimento da essi usato era il grasso umano. (Ernesta Cerulli, Nel paese dei Bantu, pagg. 153-154, Utet 1961)

 

Cauri:   nome indostano di varie specie di conchiglie Cipree (da  Kupris " Venere"), il cui centro di raccolta è nelle isole Maldive. La più comune è la "Cypraea moneta". Le cipree sono tra gli oggetti preferiti per l'ornamento in tutti i paesi tropicali dell'Africa, dell'Asia e dell'Oceania e si trovano fin nelle sepolture preistoriche dell'Europa settentrionale. Una funzione molto antica è quella di essere stata usata come moneta; ed in Africa, verso il 1900, 100 cauri valevano da 5 a 20 centesimi oro. ( F.A. Schilder, Die ethnologische........., Berlino 1926) - La maschera facciale dei Bashilele (D.R.C.) offre uno splendido esempio dell'uso dei cauri presso i popoli dell'Africa nera, sia come ornamento che come offerte agli antenati della cosa preziosa:  la moneta.

 

Gouro:  presso il popolo Gouro, emigrato anticamente dal Mali nella Costa D'Avorio, tra le tante tradizioni antiche sudanesi e le più recenti acquisite di natura guineane, "nelle acconciature tradizionali delle capigliature delle donne Gouro, c'è il costume o la moda tribale di passare una ciocca di capelli in un cubo forato di legno o di avorio."

(Erich Herold, Arte Africana, pag. 63, Aventinum 1991, Praga).   La statua prodotta a fianco sulla destra, appartenente ad una collezione privata, convalida inequivocabilmente quanto asserito da Herold, dato che, nella rappresentazione degli antenati, era uso dello scultore di far "somigliare" la propria opera  alle persone che volevansi riprodurre e , molte volte, per l'abbigliamento, per gli oggetti tribali indossati o per le scarificazioni  riprodotte sulle statue, possiamo attribuire la provenienza tribale delle opere o, quanto meno, individuare l'area di comuni tradizioni.

 

    Shira-Punu-Lumbo: 

  "Maschera  Mukuy" . Le maschere bianche usate dalla maggior parte dei popoli dell'attuale Gabon sono, per la loro estetica, un vero e proprio enigma. Infatti esse si distinguono, innanzi tutto, per la loro raffinatezza e poi per la loro straordinaria somiglianza alle maschere teatrali del Giappone. Ciò ha fatto discutere molti esperti di arte e storia africana, ma una spiegazione plausibile non fu mai trovata. Certo è che, guardando attentamente la figura  a sinistra, chiunque la identificherebbe per una maschera orientale e non per una proveniente dalla foresta tropicale africana.

 

Stregoneria:   Molto temute sono le streghe, che si ritiene succhino nottetempo il sangue della vittima designata, mentre questa è immersa nel sonno. Per i Temne la stregoneria è qualcosa di materiale, localizzata in una parte del corpo che si crede piena di buchi. Tra gli Akan si credeva che le streghe, unite in lega, fossero capaci di trasformarsi in avvoltoi, gufi, jene, elefanti, leopardi: se scoperte o sospettate esse venivano sottoposte a una pubblica ordalia. La morte per strangolamento toccava a quelle risultate colpevoli: il sangue delle streghe non doveva mai venire sparso

(R.Biasutti, Razze e popoli della Terra, vol. 3, pag. 336, Utet 1967).

 

Amazzoni:   Celebre ovunque fu il corpo delle amazzoni del Dahomey, mantenutosi in vita fino al XIX° secolo, milizia femminile agli ordini diretti del sovrano, al quale era legata da un giuramento di fedeltà. Queste guerriere, che raggiunsero anche il numero di 6.000, avevano proprie leggi, come quella di non sposarsi, in quanto esse dovevano comportarsi in tutto come se fossero effettivamente divenute uomini: in combattimento esse solevano decapitare i nemici. Un nucleo scelto di amazzoni fungeva da guardia del corpo del re, quando questi si mostrava in pubblico. (R.Biasutti, Razze e popoli della Terra, vol.3, pag. 333, Utet 1967)

Ringrazio il Centro Edmond Fortier, con il quale africarte.it intrattiene rapporti di scambio links, per l'uso delle cartoline postali di epoca. Marcello Lattari.

 

 Dogon:   " Tartaruga patriarcale". Tra le pitture della facciata dei santuari Dogon, fra tanti simboli, viene disegnata  una tartaruga, immagine di quella, grande o piccola, che ogni famiglia possiede. In caso di assenza del patriarca, è essa che lo sostituisce per la consumazione del primo boccone dei cibi o del primo sorso d'acqua quotidiano. Il disegno della tartaruga ricorda il patriarca; ma ricorda anche che il guscio rappresenta la regione abitata dal Nommo, cioè la cavità del cielo. I disegni a losanga della corazza simboleggiano la facciata dell'abitazione del genio, la coperta a scacchi del morto, e le linee a zig-zag, sentieri della pioggia o cammino dell'acqua.

(Marcel Griaule, Dieu d'eau, Entretiens avec Ogotemmeli, Editions du Chene, Paris 1948 )

 

IGBO :       IKENGA - Altare individuale.

               Il mio caro amico Vincenzo Moggi ( VAUDOU D'AFRICA, pag. 56, edizioni CARTE SEGRETE, Genova 1992)   così  descrive  l'Ikenga : " Scultura che esprime il potere della mano destra cioè la forza fisica distinta dalla forza psichica. Questi tipi di raffigurazioni appartengono ad ogni rappresentante di sesso maschile del villaggio che abbia una famiglia e vengono usate nei culti maschili per aumentare la forza, la potenza e il successo di un individuo. Gli Ikenga sono conservati nei templi assieme agli altri Alusi." Sono statue scolpite in legno molto duro da scultori professionisti e la caratteristica principale è la rappresentazione delle corna di ariete, animale che  " combatte con la testa ", raramente, ma con determinazione e non dà mai segno di sofferenza : così, a sua immagine, l'uomo deve essere stoico. La statua è scarificata secondo i titoli del proprietario e porta in mano alcuni attributi come il bastone, il corno, una tromba ecc. Gli Ikenga provengono da due scuole : una più realistica ed una più astratta. Ricevono preghiere e sacrifici periodici da parte del proprietario per propiziare la riuscita di qualche impresa. Rappresentando la parte più intima ed individuale, in altri tempi, alla morte del proprietario, l'Ikenga doveva essere spezzato in due pezzi, per evidenziare fino a che punto faceva parte dell'individuo. Oggi è in uso porlo sull'altare degli antenati. ( Marcello Lattari )

Bibl: Arte Africana, Ivan Bargna, ed.Jaka Book S.p.a. 1998, Milano; L'art africain, Les principales ethnies de l'art africain par Francoise Stoulling-Marin, pag. 544, Citadelles & Mazenod, 1988, Paris -

 

Gioco Warri/Awele/Awale del popolo Metoko della Repubblica Democratica del Congo

AWELE

 

Il gioco del Warri o Awele o Awale:

tutte le spiegazioni.

Clicca sull'immagine ed accedi

 

Ringraziamo la direzione del sito: www.silab.it/  per aver concesso l'autorizzazione alla pubblicazione. Marcello Lattari

 


 

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